E’ stata confermata la notizia che due dei circa 15 giornalisti scomparsi nelle scorse settimane in Libia sono detenuti dal governo di Tripoli. È quanto rende noto il Committee to Protect Journalists, associazione per la protezione dei giornalisti che ha sede a New York, sottolineando che i due sono in buona salute. Anton Hammerl, uno fotografo freelance sudafricano è stato arrestato dalle forze governative all’inizio del mese. Le autorità libiche hanno assicurato al governo sudafricano che il giornalista sta bene e presto potrà parlare con i suoi familiari, secondo quanto riporta il sito Global Post. Ha invece potuto telefonare alla famiglia negli Stati Uniti, Clare Morgana Gillis, freelance per il Christian Science Monitor, The Atlantic e USA Today, catturata lo scorso 5 aprile nei pressi di al Brega. Ai genitori la giornalista ha detto che sta bene ed è detenuta in un carcere femminile di Tripoli.
la rivolta vista da vicino
Libya
Due giornalisti in carcere a Tripoli
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- “Non è che il resto del mondo sia così differente, ma sembra quasi che qui in Africa non possano esistere entità astratte come la libertà, la felicità, la speranza. Ogni volta che un regime è stato ribaltato, ciò che ne è venuto fuori si è spesso dimostrato peggiore del precedente”.
Shabab
Shabaab in arabo significa letteralmente gioventù. Gli shabab, dunque, sono i giovani. Sicuramente sono diventati i protagonisti della rivolta in Libia, il nocciolo duro che ha innescato l’insurrezione. Per Gheddafi sono estremisti di al Qaeda “in preda ad allucinogeni sciolti nel Nescafé”. Per il presidente americano Barack Obama sono invece ragazzi “alla ricerca di un modo di vita migliore”. Tutti rigorosamente volontari, fra i giovani guerrieri c’è di tutto: dai teppisti di strada agli studenti universitari, dai disoccupati agli operai. Ma anche mercanti ed ex soldati, tutti con i calci dei fucili (così come le facce) dipinti di rosso verde nero, la bandiera pre rais. Il loro modo di combattere spesso è più rumoroso che concreto: vanno al fronte cantando e sparando in aria, su e giù per il deserto sugli improvvisati gun-wagons, i pick up su cui sono montate alla buona le mitragliatrici. Una volta ne ho visti quattro con un solo kalashnikov, se lo passavano. Certamente non sono soli. Ci sono religiosi e probabilmente qualche jihadista come istruttore. Ma, oltre all’irresistibile entusiasmo giovanile, la loro molla è la rabbia che cresce ad ogni lutto. Nessuno sa ancora come finirà.Blog Stats
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