A Sirte mancano ossigeno e rifornimenti negli ospedali. A lanciare l’allarme è la Croce Rossa internazionale, che ha denunciato che nella città natale dell’ex leader libico Muammar Gheddafi, la gente muore per mancanza di aiuti sanitari. I feroci scontri nella città libanese assediata hanno provocato una grave emergenza di aiuti medici, secondo la Croce Rossa internazionale. Le autorità del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) hanno invocato una tregua di due giorni venerdì per permettere ai civili di lasciare la città, ma secondo la squadra della Croce Rossa internazionale i combattimenti tra le milizie del Cnt e le forze del colonnello deposto continuano. Da più di una settimana migliaia di famiglie, a bordo di auto stracariche di vettovaglie, fuggono dalla città, situata a 360 chilometri ad est di Tripoli, in direzione di Misurata; ma una parte della popolazione, priva dei mezzi più elementari, è bloccata in città. Secondo le truppe ribelli, gli abitanti rimasti sono stati presi come ostaggi dalle truppe fedeli all’antico regime, che li utilizzeranno come scudi umani. segue
la rivolta vista da vicino
Libya
In fuga da Sirte
- “Non è che il resto del mondo sia così differente, ma sembra quasi che qui in Africa non possano esistere entità astratte come la libertà, la felicità, la speranza. Ogni volta che un regime è stato ribaltato, ciò che ne è venuto fuori si è spesso dimostrato peggiore del precedente”.
Shabab
Shabaab in arabo significa letteralmente gioventù. Gli shabab, dunque, sono i giovani. Sicuramente sono diventati i protagonisti della rivolta in Libia, il nocciolo duro che ha innescato l’insurrezione. Per Gheddafi sono estremisti di al Qaeda “in preda ad allucinogeni sciolti nel Nescafé”. Per il presidente americano Barack Obama sono invece ragazzi “alla ricerca di un modo di vita migliore”. Tutti rigorosamente volontari, fra i giovani guerrieri c’è di tutto: dai teppisti di strada agli studenti universitari, dai disoccupati agli operai. Ma anche mercanti ed ex soldati, tutti con i calci dei fucili (così come le facce) dipinti di rosso verde nero, la bandiera pre rais. Il loro modo di combattere spesso è più rumoroso che concreto: vanno al fronte cantando e sparando in aria, su e giù per il deserto sugli improvvisati gun-wagons, i pick up su cui sono montate alla buona le mitragliatrici. Una volta ne ho visti quattro con un solo kalashnikov, se lo passavano. Certamente non sono soli. Ci sono religiosi e probabilmente qualche jihadista come istruttore. Ma, oltre all’irresistibile entusiasmo giovanile, la loro molla è la rabbia che cresce ad ogni lutto. Nessuno sa ancora come finirà.Blog Stats
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#1 di fausta68 il ottobre 4, 2011 - 11:08 PM
Una tragedia enorme, povera gente….e qui si getta fumo negli occhi parlando e straparlando di avvenimenti che andrebbero discussi nelle sedi specifiche invece di essere buttati in pasto ai media!